venerdì 17 febbraio 2012

Pinocchio

Rubiamo le illustrazioni di Corona per ripubblicare un vecchio racconto che proviene da qui.  



PINOCCHIO
SOGGETTO PER UNA FICTION TV
Una volta umano, Pinocchio decide di iscriversi all'università. Scienze forestali. Sarà una cosa facile, pensa, anch’io sono stato un albero una volta. Afferma di percepire l'affinità del legno. Quando tocca una pianta, dice di sentirla vibrare di fratellanza. Degli alberi sa essenzialmente che alle volte bruciano e che ci si impiccano le persone. Tagliati a pezzi ci si costruiscono i burattini, o gli stuzzicadenti. Al quarto anno fuori corso non rinuncia ancora al sogno di una borsa per studiare in america. Una notte gli appare Vittorio Alfieri (tutto turchino) che gli consiglia di incatenarsi alla sedia. Lui esegue, ma fa l'errore di legarsi di fronte a un computer connesso a internet. Passa le giornate su youtube. Talvolta si ricorda degli alberi e vibra un po'. La sua ragazza - laureata in psicologia con una tesi sulle patologie di Second Life - gli esprime risentimento perché lui sembra preferire le catene vere a quelle dell'amore. Pinocchio la guarda con gli occhiacci di legno. Occhiacci di legno, perché mi guardate? dice lei. Sembri mio padre, dice lui. Sono tuo padre, dice lei. E si toglie la maschera. A questa rivelazione Pinocchio si trasforma in un ippopotamo per lo stupore. Geppetto, in lacrime per aver trasformato Pinocchio in un ippopotamo, dice che stava solo scherzando, si toglie la maschera rivelando la sua vera identità: Vittorio Alfieri. Pinocchio ha un solo problema come ippopotamo: le unghie sono troppo larghe per usare il computer. E anche col mouse fa un po' di fatica. Di Vittorio Alfieri non si fida, pensa che sia un trucco. E infatti lo è, ma non anticipiamo. Il metodo per tornare normale è sempre quello. Si lega una pietra al collo e si butta in acqua, giù dalla solita scogliera. Aspetta che i pesci arrivino a mangiare brano per brano la carne dell'ippopotamo, in modo che rimanga solo l'anima da burattino, come quella volta del ciuco. Purtroppo i pesci non sono attratti dalla carne di ippopotamo. Dopo quattro giorni, prende il cellulare che si era nascosto in bocca, per chiamare Vittorio Alfieri e farsi tirare fuori. Il cellulare non si accende. Comunque Pinocchio avrebbe avuto problemi coi tasti. Per fortuna si accorge che si è legato male la pietra al collo (non è mai stato bravo coi nodi). Si accorge anche di essere molto agile sott'acqua. Allora decide che quasi quasi potrebbe andare in america a piedi. S’incammina. Cammina cammina. Cammina cammina. Cammina cammina. Cammina cammina. A un certo punto vede una luce. La segue. Trova una casa. Sott'acqua? Sì, sott'acqua. Bussa. Non c'è nessuno. Ha fame. Bussa di nuovo. Qui non c'è nessuno, dice una voce, sono tutti morti. Ancora sto scherzo? pensa Pinocchio. Non fa più ridere, urla, ma invece della voce escono solo  bolle d’aria. Allora la porta della casa si apre, lentamente, scricchiolando. Pinocchio entra. Si ritrova in Lunigiana. Non è più un ippopotamo. Non è più neppure Pinocchio. È un’ex prostituta polacca di cinquantadue anni. Ha il cuore spezzato da un amore non corrisposto. Ama gli alberi e il vento. Spesso soffre di attacchi di depressione. Finché al suo cinquantatreesimo compleanno non decide di suicidarsi. Si riempie le tasche di pietre e si butta in mare da uno scoglio versigliese. Affoga. I pesci la mangiano. Al posto dello scheletro, ecco Pinocchio. Di legno. E con l’amnesia. Chi sono? dice. Sono forse un pesce? Sono forse un crostaceo? O una patella? Un tonno, che passa per caso di là in cerca di cibo, lo riconosce. Sei Pinocchio, gli dice, Non ti ricordi? Ci siamo incontrati nella bocca del pescecane. Pinocchio non si ricorda. Esce dall’acqua. Incontra Vittorio Alfieri affranto che prende il sole. È in costume, e ha i capelli sciolti. Pinocchio! dice. Quanto m'hai fatto preoccupare! Dov'eri? Chi sei? chiede Pinocchio. Sono Vittorio Alfieri. No che non lo sei. È vero, dice Vittorio Alfieri, non lo sono, ma tu sei Pinocchio. E chi è Pinocchio? Un burattino che diventa umano! Ma io sono di legno. Non c'è problema, fai una buona azione, tornerai di carne. Che buona azione? La vedi quella capra turchina? Vittorio Alfieri indica verso il mare. Su uno scoglio, in effetti, c'è una capra turchina. Vai lì, dice, e aiutala a tornare a terra. Una capra turchina? pensa Pinocchio, A rivenderla ci si potrebbero fare un sacco di soldi. Potrei anche andare in america con tutti quei soldi, pensa. Si butta in mare. Nuota. Raggiunge la capra. Se la mette in spalla. La capra protesta. La voce della capra fa tornare la memoria a Pinocchio. Fata! dice, sei tu? La capra annuisce. Fata! Pinocchio! Fata! Pinocchio! Fata! Pinocchio, quanto pensi di andare avanti con questa menata! Che menata? Questa! Fata, non lo so, non so come finire. Finisci! Qui? Qui. Così? Così! E Vittorio Alfieri? Che ha Vittorio Alfieri? Non è veramente Vittorio Alfieri. E chi te l'ha detto? Lui. E allora chi è? Non lo so, e tu? Non lo so nemmanco io. Vabe'. Vabe'. Allora che facciamo? Non so. Tu lo sai? Non lo so. E allora? Andiamo? Andiamo. (Non si muovono).