Rubiamo le illustrazioni di
Corona per ripubblicare un vecchio racconto che proviene da
qui.
PINOCCHIO
SOGGETTO PER UNA FICTION TV
Una volta umano, Pinocchio decide
di iscriversi all'università. Scienze forestali. Sarà una cosa facile, pensa,
anch’io sono stato un albero una volta. Afferma di percepire l'affinità del
legno. Quando tocca una pianta, dice di sentirla vibrare di fratellanza. Degli
alberi sa essenzialmente che alle volte bruciano e che ci si impiccano le
persone. Tagliati a pezzi ci si costruiscono i burattini, o gli stuzzicadenti. Al
quarto anno fuori corso non rinuncia ancora al sogno di una borsa per studiare
in america. Una notte gli appare Vittorio Alfieri (tutto turchino) che gli
consiglia di incatenarsi alla sedia. Lui esegue, ma fa l'errore di legarsi di
fronte a un computer connesso a internet. Passa le giornate su youtube. Talvolta
si ricorda degli alberi e vibra un po'. La sua ragazza - laureata in psicologia
con una tesi sulle patologie di Second Life - gli esprime risentimento perché
lui sembra preferire le catene vere a quelle dell'amore. Pinocchio la guarda
con gli occhiacci di legno. Occhiacci di legno, perché mi guardate? dice lei.
Sembri mio padre, dice lui.
Sono tuo
padre, dice lei. E si toglie la maschera. A questa rivelazione Pinocchio si
trasforma in un ippopotamo per lo stupore. Geppetto, in lacrime per aver trasformato
Pinocchio in un ippopotamo, dice che stava solo scherzando, si toglie la
maschera rivelando la sua vera identità: Vittorio Alfieri. Pinocchio ha un solo
problema come ippopotamo: le unghie sono troppo larghe per usare il computer. E
anche col mouse fa un po' di fatica. Di Vittorio Alfieri non si fida, pensa che
sia un trucco. E infatti lo è, ma non anticipiamo. Il metodo per tornare
normale è sempre quello. Si lega una pietra al collo e si butta in acqua, giù
dalla solita scogliera. Aspetta che i pesci arrivino a mangiare brano per brano
la carne dell'ippopotamo, in modo che rimanga solo l'anima da burattino, come
quella volta del ciuco. Purtroppo i pesci non sono attratti dalla carne di
ippopotamo. Dopo quattro giorni, prende il cellulare che si era nascosto in
bocca, per chiamare Vittorio Alfieri e farsi tirare fuori. Il cellulare non si
accende. Comunque Pinocchio avrebbe avuto problemi coi tasti. Per fortuna si
accorge che si è legato male la pietra al collo (non è mai stato bravo coi
nodi). Si accorge anche di essere molto agile sott'acqua. Allora decide che
quasi quasi potrebbe andare in america a piedi. S’incammina. Cammina cammina.
Cammina cammina. Cammina cammina. Cammina cammina. A un certo punto vede una
luce. La segue. Trova una casa. Sott'acqua? Sì, sott'acqua. Bussa. Non c'è
nessuno. Ha fame. Bussa di nuovo. Qui non c'è nessuno, dice una voce, sono
tutti morti. Ancora sto scherzo? pensa Pinocchio. Non fa più ridere, urla, ma
invece della voce escono solo bolle
d’aria. Allora la porta della casa si apre, lentamente, scricchiolando.
Pinocchio entra. Si ritrova in Lunigiana. Non è più un ippopotamo. Non è più
neppure Pinocchio. È un’ex prostituta polacca di cinquantadue anni. Ha il cuore
spezzato da un amore non corrisposto. Ama gli alberi e il vento. Spesso soffre
di attacchi di depressione. Finché al suo cinquantatreesimo compleanno non
decide di suicidarsi. Si riempie le tasche di pietre e si butta in mare da uno
scoglio versigliese. Affoga. I pesci la mangiano. Al posto dello scheletro, ecco
Pinocchio. Di legno. E con l’amnesia. Chi sono? dice. Sono forse un pesce? Sono
forse un crostaceo? O una patella? Un tonno, che passa per caso di là in cerca
di cibo, lo riconosce. Sei Pinocchio, gli dice, Non ti ricordi? Ci siamo
incontrati nella bocca del pescecane. Pinocchio non si ricorda. Esce
dall’acqua. Incontra Vittorio Alfieri affranto che prende il sole. È in
costume, e ha i capelli sciolti. Pinocchio! dice. Quanto m'hai fatto
preoccupare! Dov'eri? Chi sei? chiede Pinocchio. Sono Vittorio Alfieri. No che
non lo sei. È vero, dice Vittorio Alfieri, non lo sono, ma tu sei Pinocchio. E
chi è Pinocchio? Un burattino che diventa umano! Ma io sono di legno. Non c'è
problema, fai una buona azione, tornerai di carne. Che buona azione? La vedi
quella capra turchina? Vittorio Alfieri indica verso il mare. Su uno scoglio,
in effetti, c'è una capra turchina. Vai lì, dice, e aiutala a tornare a terra.
Una capra turchina? pensa Pinocchio, A rivenderla ci si potrebbero fare un
sacco di soldi. Potrei anche andare in america con tutti quei soldi, pensa. Si
butta in mare. Nuota. Raggiunge la capra. Se la mette in spalla. La capra
protesta. La voce della capra fa tornare la memoria a Pinocchio. Fata! dice,
sei tu? La capra annuisce. Fata! Pinocchio! Fata! Pinocchio! Fata! Pinocchio,
quanto pensi di andare avanti con questa menata! Che menata? Questa! Fata, non
lo so, non so come finire. Finisci! Qui? Qui. Così? Così! E Vittorio Alfieri?
Che ha Vittorio Alfieri? Non è veramente Vittorio Alfieri. E chi te l'ha detto?
Lui. E allora chi è? Non lo so, e tu? Non lo so nemmanco io. Vabe'. Vabe'.
Allora che facciamo? Non so. Tu lo sai? Non lo so. E allora? Andiamo? Andiamo.
(Non si muovono).
1 commento:
Ah!
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