giovedì 9 agosto 2012
Corso Preparto
Da qualche mese credo di essere incinta: decido di andare in ospedale a seguire il corso pre-parto. Non si sa mai. Un’infermiera mi indirizza verso il sesto piano. Devo essere sulla strada giusta, perché in ascensore ci sono altre quattro donne che credono di essere incinta. Ci guardiamo le pance, ma mai direttamente, solo attraverso lo specchio dell’ascensore. Cerco di non guardare la pancia di quella che sta guardando la mia, ma a un certo punto tutte le altre mi fissano attraverso lo specchio. La pancia si agita. L’ho sempre saputo che era una pancia timida. Allora guardo il soffitto. L’ascensore è molto lento e fa un rumore come di ghiaia sotto le ruote di un fuoristrada.
Al sesto piano, il corridoio è pieno di asteroidi, lune, comete e pianeti, e pochi uomini pallidi in orbita.
“La mia è una femmina”, sento dire da un'asteroide. “Anche la mia”, risponde una pianeta, “la chiamerò Carota”. “Il mio è un calamaro”, dice una terza, “abbiamo già preparato la vasca da bagno”. Smetto di ascoltare, io non ho ancora preparato nulla.
Un paio di inservienti ci spinge in un’aula ad anfiteatro. Accanto a una cattedra ci aspetta la ginecologa. Ha i capelli corti, e occhiali sottili, dal bordo nero. Il camice sembra sporco. Non dice nulla, aspetta che ci sediamo. Sulla cattedra c’è un telefono rosso.
Quando siamo tutte in silenzio inizia. “Io lo so cosa volete voi. Voi volete l’epidurale. Non l’avrete. Non da me. Non qui. Non adesso. Oppure pagate mille mila euro. Ma io non ve la darò lo stesso. Voi dovete soffrire. Voi dovete sentire male. Solo così il parto ha un senso. Soffrire! Sapete quanto fa male partorire? Fa male. Fa molto male. Così deve essere. Malissimo! Sapete quanto? Adesso ve lo faccio vedere.” Alza la cornetta del telefono e dice: “Portate il commercialista”. Entra da sinistra una barella con un commercialista tutto vestito a puntino, con la sua ventiquattro ore distesa sulla pancia. La ginecologa prende la mano del commercialista. Da sotto la barella estrae un macete. Appoggia la mano del commercialista al tavolo. Il commercialista sorride. Scende il macete.
Il commercialista urla. “Ecco quanto fa male partorire,” dice la ginecologa, “Il corso è finito. Andate in pace.”
Qui si parla (forse) di:
august extravaganza,
cazzeggio,
non si butta via niente
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4 commenti:
aia
Geni del male!!!!
Il bello è che è tutto vero.
più o meno...
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